giovedì 17 settembre 2015

il Diario e i pirla

Qui si tocca davvero il fondo: finché gridi “scie kimike!!11!!”, vabbè, sei un gonzo ma la cosa finisce lì; finché blateri della “vera cura contro il cancro che le lobbys non vogliono!!11!!”, vabbè, ti auguro ottima salute a vita, così che tu non debba decidere di sperimentare la “vera cura” sulla tua pelle; finché ripeti “sulla luna nn c sono mai andati!!11!!”, vabbè, anche ‘sticazzi.
Ma l’ultima novità è “il diario di Anna Frank è scritto con la bic, è un fake!!11!!”: ecco, questa è grave.
Sul serio.
Grave già da sola, anche di più quando il passo successivo, pressoché immancabile, è negare la Shoah: tra 1933 ed il 1945 in Germania (e territori occupati) non sarebbe successo quasi nulla, è tutta una montatura Sionista (anzi: “$ioni$ta”), i filmati sarebbero opera di Hitchcock, in realtà Adolf voleva fermare le banke kattive, bla, bla, bla…

Calma.

Un profondo respiro e calma.

Comprendo che possano prudere le mani, ma calma, approccio zen.

Bene, adesso che ho evitato di fare la fine di Bruce Banner, provo ad esprimere a parole quello che altrimenti avrei espresso a piombo.

Fai schifo.

E non poco: fai proprio tanto schifo.

Orrore, ripulsa, raccapriccio (sono sinonimi con sfumature diverse, non pretendo che tu li conosca: fai conto che ti abbia detto che fai anche più che schifo, che tu sia oltre il semplice schifo).

Per carità, potrei essermi sbagliato, succede: la cazzata che hai convintamente condiviso su questo strumento internet (che assomiglia sempre di più alle fogne di Calcutta dopo che qualcuno ha incrementato la carica batterica del Gange con un virus gastrointestinale a cui pure l’ebola chiederebbe un autografo), la cazzata madornale che hai pensato bene di diffondere il più possibile, “PRIMA CHE LA CENSURANO!!!11!!” (i punti esclamativi sono obbligatori, il congiuntivo no), ecco, questa cazzata, che già da sola era immonda ma hai ritenuto in-dis-pen-sa-bi-le guarnire di commenti ed affermazioni anche peggiori , beh, è tutto così inconcepibile che il dubbio mi viene, potrei aver frainteso.

Quindi, sempre con calma, rileggo.

Per “calma” s’intende “tanica da 5 litri di mix maalox+tavor sciolti in camomilla geneticamente modificata”: praticamente un’anti-redbull che permette al mio stomaco di fare pace con il mondo ed al tuo di rimanere all’interno del tuo addome.

Nel senso che non te lo estirpo, se non ti fosse chiaro (non mi aspetto che tu comprenda i sottintesi: del resto, non capisci nemmeno tante altre cose più complesse della tabellina del 2).

Ennò, pare proprio che tu volessi dire proprio quello, non avevo capito male io, non era un equivoco, peccato: ci avevo sperato.

D’accordo, prima che finisca la calma vediamo se riesco ad inculcarti un’idea o due a parole.

Per “calma” s’intende sempre la stessa tanica di prima, “a parole” vuol dire che se dovesse finire sul più bello non mi rimarrebbe che tentare di cacciartele fisicamente nel cranio, che tanto di spazio vuoto tra le tue orecchie ce n’è in abbondanza.

Partiamo dall’inizio: la storia della penna bic.
Ad essere pignoli, qualche traccia d’inchiostro di penna a sfera nel manoscritto originale si trova: sono due foglietti di appunti di alcuni ricercatori che l’hanno studiato.
Lo ripeto lentamente, so che ce la puoi fare.
Due.
Foglietti.
Di.
Appunti.
Di.
Alcuni.
Ricercatori.
Quindi: non esiste nulla che sia stato attribuito ad Anna Frank scritto con quell’inchiostro, punto.
E non lo dico io, ma due istituti di ricerca, uno olandese ed uno tedesco: l’intero manoscritto del diario è scritto con inchiostro da stilografica e matite, che per composizione ed invecchiamento sono compatibili con gli anni dal ’33 al ’45, su carta che per composizione ed invecchiamento è compatibile con gli anni dal ’33 al ’45; e pure le perizie calligrafiche, condotte confrontando altri campioni di scrittura attribuiti ad Anna Frank, hanno dato risposte inequivocabili.
Lo hanno detto, scritto, firmato, controfirmato e ribadito alla nausea; lo hanno detto talmente tante volte che se glielo chiedi di nuovo gli viene una crisi epilettica.
La gran balla del “diario scritto con la biro” è una puttanata partorita da presunti storici revisionisti con simpatie neonaziste apertamente dichiarate: non avendo argomenti reali con cui difendersi, che altro potevano fare? Ovvio: li hanno inventati, che qualche gonzo che abbocca si trova sempre.
Fin qui ti è tutto chiaro o ti serve un disegnino? Devo aiutarmi facendo dei gesti? Ah, dimenticavo che sei refrattario ai sottintesi quanto alla cultura: il “gonzo che abbocca” sei tu.

Ok, facciamo un piccolo passo avanti.
Il presunto falso del Diario lo sfrutti come punto d’appoggio per sollevare le tue tesi negazioniste, di fatto costruisci un bislacco sillogismo:
  • il Diario è un documento che prova la Shoah 
  • il Diario è falso 
  • quindi la Shoah è falsa

Questo sillogismo è così balordo che ha telefonato Aristotele: mi ha chiesto di prenderti a sberle a coppie finché non diventano dispari, l’ha chiesto a me perché fai così schifo pure a lui che nemmeno ti vuole toccare.
Un momento, forse ho esagerato ed ho dato troppe cose per scontato, meglio andarci coi piedi di piombo:
-          no, Aristotele non è un “bankiere $ioni$ta”: è un filosofo greco vissuto nel VI secolo avanti Cristo
-          no, ovviamente non mi ha telefonato sul serio
-          e si, è morto da un pezzo (ma sono sicuro che gli faresti schifo lo stesso)

Ma non divaghiamo: il livello della calma sta drammaticamente scendendo (“calma” è sempre la solita tanica).
Eravamo arrivati al tuo pirotecnico passaggio logico, “se è falso il Diario, allora è falsa la Shoah”: quest’ardita e funambolica sineddoche della stronzaggine.
(La sineddoche è una figura retorica che… ehm, “sineddoche” significa “la parte per il tutto” e… scusa, se comincia a girarti forte la testa è colpa mia, qualche volta ti prendo per un normodotato e mi dimentico che all’asilo non riuscivi ad infilare il legno tondo nel buco quadrato: non hai mai superato quel trauma e le tue capacità cognitive, già scarse, ne sono state irrimediabilmente compromesse*).

Il nocciolo del problema è proprio questo: il fatto che tu senta il bisogno di negare la realtà di 6 milioni di morti (più molti altri, tra zingari, omosessuali, oppositori politici, portatori di handicap e più in generale chiunque non andasse a genio a dei masochisti repressi vestiti tutti di nero).
E perché? Mah, in fondo dei tuoi perché non me ne frega un cazzo: che sia perché vuoi la “Palestina Libera!!!!”, che sia perché se solo un povero meschino antisemita, che sia perché in fondo al tuo miserabile cuore (ammesso che tu ne abbia uno) ti senti di non valere granché e cerchi un nemico qualunque con cui prendertela, qualcuno che secondo te sia peggio di te, in un’applicazione perversa della Fenomenologia di Mike Bongiorno.
Non me ne frega un cazzo, ma se davvero vuoi la “Palestina Libera!!!11!!” renditi conto che con la tua idiozia fai più male che bene ai Palestinesi: ne hanno già passate tante, dar loro pure la tua solidarietà è una pena che non meritano.
Non me ne frega un cazzo, ma se sei solo un povero meschino antisemita, dillo e basta: credimi che fai più bella figura (beh, più o meno: schifo continui a farlo, solo un pelo meno – un pelo molto sottile, ma c’è).
Non me ne frega un cazzo e la Fenomenologia di Mike Bongiorno non te la sto a spiegare, perché tanto non ci arriveresti (e non me ne frega un cazzo nemmeno di spiegartela).

Sai che c’è? C’è che non mi fai solo schifo, ti detesto proprio.
Ti detesto perché prima di risponderti ho pensato di capire da dove arrivasse la “notizia” ed ho fatto quello che tu di solito non fai: sono andato a cercare le fonti, ad informarmi, a vedere chi dice cosa, come, quando e perché.
Praticamente una discesa all’inferno dell’apologia di malvagità.
Non mi è piaciuto, per niente.
Non riesco nemmeno a trovare qualche arguta e sarcastica metafora per descriverlo, quasi non mi va neanche di parlarne.

Ti detesto anche perché hai fatto vacillare uno dei pilastri su cui ho costruito la mia morale: ciascuno deve essere libero di esprimere quello che pensa.
Ebbene, con te non so cosa fare: possibile che pure tu abbia il diritto di dire certe puttanate? Me ne vergogno io per te, ma proibirtelo non mi renderebbe uguale a te?
Onestamente, non sono sicuro di aver sciolto questo paradosso, ma credo che lasciarti libero di parlare serva a far capire a chiunque che razza di poveretto tu sia.

Certo, avrei potuto farne a meno: avrei potuto ignorare le tue puttanate e vivere sereno; avrei potuto fare spallucce, confortato dal fatto che, per fortuna, appartieni ad una misera minoranza di teste di cazzo; avrei potuto scuotere il capo e fermarmi lì, sconsolato per aver incontrato una plastica rappresentazione di soldi pubblici sprecati nell’inutile tentativo di dare un’istruzione anche a gente come te; avrei potuto voltarmi dall’altra parte, perché dei miserabili coglioni brillanti come la lampadina del frigo con lo sportello chiuso, in fondo, non meritano attenzione.
Avrei potuto farne a meno e preservarmi lo stomaco.

C’è un “però”: un “però” grande quando un campo di concentramento.

Avrei potuto farne a meno, però non ti detesto e basta.
Avrei potuto farne a meno, però non mi fai schifo e basta.
Avrei potuto farne a meno, però mi fai paura.
Mi fai paura, anche più di BigPirla, l’idiota che denuncia i complotti di BigPharma e crede nelle “cure alternative” (beh, non escludo che tu sia anche un BigPirla, se è per questo).
Mi fai paura perché già 70/80 anni fa c’era una piccola minoranza di mentecatti come te e già 70/80 anni fa molta gente li ha ignorati, ha fatto spallucce, ha scosso la testa sconsolata e si è fermata lì, si è voltata dall’altra parte perché, in fondo, non meritavano attenzione.
E poi, in qualche modo, molta di quella stessa gente si è fatta convincere, che, forse forse, quel buffo ometto coi baffi, quel pittore austriaco fallito che parla come un tarantolato, chissà, magari non ha tutti i torti e se io non vivo bene, di qualcuno dovrà pur essere la colpa, no? Di certo non mia (si, lo so, è una descrizione mostruosamente rozza dell’ascesa del Nazismo, ma abbiate pazienza, è per rendere l’idea… no, non ce l’ho con te, testa di cazzo, lo dicevo a chi a scuola stava attento alle lezioni di storia, non a te che preferivi esplorare le tue cavità nasali con le dita – per altro, uno dei punti più alti della tua esperienza intellettuale).
Quello che ne è venuto poi, che tu ci creda o meno (e non me ne frega un cazzo che tu ci creda), non è stato bello, per niente.
Non è stato bello per nessuno, in Europa ed in buona parte del resto del mondo: è stato qualcosa che non augurerei a nessuno, nemmeno a qualcuno che io odi con tutte le mie forze.
Pensa: è stato qualcosa che, nonostante tutto, non augurerei nemmeno a te.

(*: ora che sei grande puoi affrontare la verità, tieniti forte perché poi la tua vita non sarà più la stessa: il legno tondo va nel buco tondo – della lampadina del frigo parleremo un’altra volta, troppe rivelazioni tutte insieme non ti fanno bene.)

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