sabato 19 settembre 2015

anche se hai giocato a Super Mario non vuol dire che sei un idraulico - 1

Correva l'anno 2002: alla radio tre ragazze spagnole infastidivano le orecchie e frantumavano i maroni con Asereje ed un balletto imbarazzante imitato, spesso male, in tutte le discoteche ed i villaggi vacanze del regno, gli americani si stavano lanciando con il consueto ottuso entusiasmo in un ginepraio afghano convinti di essere il dream team di basket alle olimpiadi di Barcellona '92, in 12 paesi europei si comincia a familiarizzare con gli Euro, che ancora non erano considerati la sentina di ogni male.

Quell'anno, in Italia accadde anche un'altra cosa: un sacco di persone dovettero affrontare l'idea di essere stupide e di essere state turlupinate in quanto stupide.

Insomma, non è una bella esperienza.

Provate a mettervi nei panni di una persona di normale buonsenso che in un momento di rabbia e/o confusione abbia votato M5S e poi si sia trovato in parlamento gente che blatera di sirene, che ciancia di microchip sottopelle o che fa disegni di legge come Paola Taverna: ogni mattina si deve guardare allo specchio e rendersi conto che quella gente l'ha mandata lì pure lui.

Non è bello.

Per niente.

Ma eravamo nel 2002 e Grillo ancora si limitava a scrivere nel blog e mandava a fanculo solo chi gli tagliava la strada in macchina; il primo ottobre di quell'anno molte persone stupide ricevono la notizia di essere stupide dal principale programma d'informazione & divulgazione scientifica dell'Italiano Medio: Striscia la Notizia.

Prendiamo in considerazione un italiano a caso, che chiameremo Mario per comodità; il nostro amico Mario sta mangiando la sua pasta alla carbonara mentre guarda Striscia e quasi si strozza dopo aver visto il servizio: dopo aver tossito un pezzo di spaghetto che aveva perso la retta via, Mario rimane a fissare lo schermo per un secondo o due, ma senza realmente vedere nulla, nemmeno le tette della velina mora, che gli faceva un certo sesso.

(Intendiamoci: non è che con quella bionda si sarebbe tirato indietro, mica era come quei ricchioni là che fanno la moda, sia chiaro, che Mario ci tiene)

A questo punto Mario si alza e va a controllare la sua caldaia, la fissa un po' e scuote la testa nel vano tentativo di schiarirsi le idee.

Nulla, non vede uno spiraglio.

Allora Mario va in cantina ed osserva delle scatole ordinatamente impilate in un angolo: scuotimento di testa.

Niente da fare.

Allora torna a guardare la caldaia.

Ma la nebbia è ancora lì.

Pensa ai soldi spesi per quelle scatole in cantina, milioni di euro, no, di lire, che poi sono milioni o migliaia di euro? Ma bisogna dividere per due o moltiplicare per due?
Mario non aveva ancora capito un cazzo dell'euro, né l'avrebbe capito negli anni a venire.

"TERESAAAA!"
Teresa è la moglie di Mario.
"Che c'è? Che vuoi? Perché urli così?"
"Dove sono le bollette?"
"Che bollette?"
"Ma quelle del gas, no?"
"Ecchennesò io! Le bollette del gas, della luce, dell'acqua! Sono tutte lì"
Ovviamente Teresa indica, ma è nell'altra stanza, dove Mario non la vede.
Non che questo sia un limite per Teresa.
Alla fine Mario trova le bollette, le mette in ordine cronologico e guarda gl'importi, che poi sono pure doppi, in lire ed in euro: la confusione aumenta, ma poi almeno quello lo risolve e capisce che, in effetti, da un certo momento la cifra è scesa, non di tanto ma è scesa, poi è rimasta più o meno la stessa.
Teresa conosce suo marito e le basta un'occhiata: "Mario, c'è qualcosa che non va? Che hai fatto?"
Perché qualunque cosa sia, lei è già sicura che sia colpa di Mario, senza dubbio alcuno.
"Ma no, niente, non ti preoccupare."
A questo punto, Mario chiama suo cugino Mimmo.
Per essere esatti, nella sua testa Mario chiama A suo cugino Mimmo.
"Pronto?"
"Marisa, sono Mario, passami Mimmo."
Marisa è la moglie del cugino Mimmo.
"Eh, aspé, che sta guardando la caldaia, MIMMO! VIENI CHE STA MARIO AL TELEFONO!"
"Pronto?"
"Mimmo, ma hai visto alla TV? Quella cosa lì?"
"Eh, si, ho visto."
"Oh, Mimmo, non è che mi hai tirato dentro qualche stronzata, eh?"
"Senti, vieni qua che ne parliamo, ok?"

Mario va dal cugino Mimmo.

Insieme guardano la caldaia, guardano le scatole in cantina (che sono pari pari quelle di Mario, solo un po' meno), guardano le bollette (che hanno un andamento come quello di Mario).
Insieme non ci capiscono un granché.
"A me mi ha tirato dentro mio cognato Giuseppe, sentiamo lui", propone Mimmo.
Insieme chiamano A Giuseppe.
"Pronto?"
"Oh, Giusé, ma hai visto la TV? Che è quella storia lì?"
Mimmo dà per scontato che Giuseppe sappia tutto: Striscia è la trasmissione più vista di tutte, quindi tutti guardano Striscia e poi lui, Mimmo, sa di cosa sta parlando, quindi tutti sanno di cosa stia parlando, no?
Infatti Giuseppe non lo sa: "No, che cosa? stavo giocando con la pleistescion..." (Giuseppe non è sposato)
Mimmo e Mario spiegano.
"Senti, venite qua che ne parliamo, ok?"

Mario ed il cugino Mimmo vanno dal cognato Giuseppe.

Caldaia, scatole in cantina, caldaia, bollette.
Tutti e tre non ne cavano un ragno dal buco.
"A me mi ha tirato dentro Umberto, un mio collega", racconta Giuseppe.
"Allora sentiamo lui", dice Mimmo.
Insieme chiamano A Umberto.
"Pronto, Umbé?"
"è per quella storia lì? quella di Striscia?"
"eh, si, per quella, per quella."
"Eh, venite qua che ne parliamo, ok?"
Umberto è sempre stato un o un po' più sveglio.
Non un'aquila, ma sempre più degli altri.

Mario, il cugino Mimmo ed il cognato Giuseppe vanno dal collega Umberto.

Caldaia, scatole in cantina, caldaia, bollette.
Nessun risultato, qualche prima traccia di panico.
Siccome l'esercizio rende perfetti, Mario conosce già il prossimo passo: "Ma a te, chi ti ha tirato dentro?"
"Quello è il mio amico, Michele."
E via a chiamare Michele: "Eh, venite qua che ne parliamo, ok?"

Mario, il cugino Mimmo, il cognato Giuseppe, il collega Umberto vanno dall'amico Michele.

Caldaia, scatole in cantina, caldaia, bollette.
Nada- zero-nisba, il panico aumenta.
E chi ti ha tirato dentro?
"Il mio capo Giulio"
Telefonata e "venite qua che ne parliamo".

Mario, il cugino Mimmo, il cognato Giuseppe, il collega Umberto, l'amico Michele vanno dal capo Giulio.

E così via, per altri due o tre passaggi: all'ultimo trasferimento si è ormai mobilitato mezzo paese e per fortuna che tra loro c'era pure il vigile urbano, altrimenti li arrestavano per manifestazione non autorizzata.

Alla fine il barile viene scaricato ad un certo Paolo, che ha un'idea nuova e la comunica a tutti: "Sentite, domani chiamo in sede e vedrete che si chiarirà tutto"
Per farlo ha dovuto salire su di una sedia e sgolarsi come se fosse nell'assemblea del condominio quella volta che si doveva decidere di che colore ridipingere la facciata.
Il cipiglio ed il carisma di Paolo comunque convincono la folla e tutti vanno a casa, anche perché ormai si era fatta una certa ora.

Il giorno dopo Mario lo trascorre animato da una discreta inquietudine, perché:

  1. pensava ai soldi spesi
  2. doveva ancora dirlo a sua moglie

e come lui, tutti gli altri dell'improvvisato battaglione che la sera prima aveva vagato per le vie del paese, con la sola eccezione di Giuseppe e di Mimmo, che avevano solo il problema 1: Giuseppe non era sposato e Mimmo pensava che avrebbe potuto scaricare la colpa sullo stesso Giuseppe, che era il fratello della moglie e quindi almeno su quel fronte si credeva al sicuro.

Ma, del resto, tutti hanno sempre saputo che Mimmo era un povero ingenuo.

In fondo, di che cosa si preoccupano Mario, Mimmo, Giuseppe e tutti gli altri?


































Di un tubo.


[continua]


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